Informazione e conoscenza: la differenza che cambia tutto nello studio del jazz
Nello studio del jazz (e non solo)…
Quando sono uscita dal conservatorio mi sentivo piena di energia, ma anche un po’ disorientata.
Avevo studiato musica classica per anni, ma quel mondo – pur bellissimo – non era l’abito che “mi stava bene”.
Mi sentivo stretta, poco libera, quasi scollegata da ciò che provavo davvero.
Poi ho incontrato il jazz.
E lì ho sentito una cosa che non avevo mai provato: libertà creativa.
La possibilità di dire qualcosa di mio, non scritto da altri.
Quella scintilla ha cambiato tutto.
Ma allo stesso tempo… mi spaventava.
Pensavo: “È troppo difficile. Non sono capace.”
Così ho fatto ciò che fanno in molti all’inizio:
ho iniziato ad accumulare informazioni.
libri di armonia
libri di improvvisazione
PDF con pattern
licks ovunque
videocorsi
esercizi sparsi
Un oceano di materiale.
Dopo due anni mi sono fermata e mi sono chiesta:
“Ma io sto davvero imparando?”
La risposta era dolorosa: no.
Avevo tantissime informazioni, ma pochissima conoscenza.
Informazione ≠ Conoscenza
Le informazioni sono ovunque.
Le trovi gratis, in qualsiasi video, libro, articolo o post.
La conoscenza, invece, è un’altra cosa.
È ciò che trasforma un concetto in musica vera.
È ciò che ti fa capire:
dove applicare una scala
perché un fraseggio funziona
come evitare errori di stile
come far respirare un’idea
come costruire un discorso musicale sensato
Le informazioni sono come avere mille pezzi di un puzzle senza immagine finale.
La conoscenza è quando quei pezzi iniziano a incastrarsi.
È questo che fa la differenza tra “fare quattro note” e improvvisare davvero.
Il segreto? Dare un senso a quello che fai
Quando studi qualcosa, chiediti sempre:
“Questa informazione… dove la metto?”
“Come la applico nella musica reale?”
“Cosa cambia nel mio modo di suonare?”
Se non trovi una risposta, quella non è conoscenza: è accumulo.
E l’accumulo frena la crescita.
La svolta è arrivata con una guida
Solo quando ho smesso di cercare informazioni sparse e ho iniziato un percorso strutturato con un vero maestro di jazz, tutto ha iniziato a cambiare:
meno confusione
meno spreco di tempo
più risultati reali
più musica, meno teoria caotica
Ed è da quell’esperienza che nasce anche il mio approccio come insegnante e coach:
aiutare gli adulti a costruire una conoscenza ordinata, applicabile, concreta.
“Fare” è bello. Ma “fare bene” è tutta un’altra cosa.
Qualsiasi stile musicale – non solo il jazz – richiede studio, ascolto e rispetto.
Non potrei mettermi domani a suonare musica barocca senza conoscerne:
fraseggio
storia
estetica
articolazioni
stile
E lo stesso vale per il jazz.
Punta al meglio.
Te lo meriti.
E soprattutto: funziona.
Con affetto,
Emanuela